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Le storie del villaggio

IL CAMPO
Al raggiungimento dell'età da lavoro il figlio del Capo villaggio ebbe in dono un grande terreno

Chiamò gli alici e propose loro di dissodarlo, coltivarlo, e dividere il raccolto. Patti chiari amicizia lunga: mollando prima del raccolto si perde tutto.

Naturalmente ci fu chi, ciascuno per i propri motivi e ciascuno con i propri tempi, abbandonò l'impresa, però già si vedeva che poco o tanto era stato fatto, ed era più facile immaginare l'abbondanza del raccolto, specialmente osservando l'impegno dei più volenterosi, e fu subito rimpiazzato da altri.

Chi restò fino al raccolto ne godette i benefici. E l'anno successivo persino alcuni di quelli che avevano abbandonato vollero partecipare nuovamente: con quello che avanzava dal raccolto il figlio del capo villaggio aveva acquistato anche il campo vicino e c'era lavoro per tutti

IL TAGLIALEGNA

L’uomo più forte del Villaggio venne a sapere che stranieri giunti da poco in zona cercavano lavoratori per abbattere alberi.
Il primo giorno si presentò al caposquadra, che gli diede un'ascia e gli assegnò una zona del bosco.
L’uomo, pieno di entusiasmo, andò nel bosco a fare legna ed in una sola giornata abbatté diciotto alberi.
«Complimenti, avanti così», gli disse il caposquadra
Incitato da quelle parole, l’uomo decise di migliorare il proprio rendimento il giorno dopo.
Così quella sera andò a letto presto. La mattina dopo si alzò prima degli altri e andò nel bosco.
Nonostante l’impegno, non riuscì ad abbattere più di quindici alberi.
Il giorno dopo furono dodici e quello dopo ancora nove
L’uomo andò a raccontare al caposquadra ciò che gli stava succedendo, nonostante i suoi sforzi ai limiti dello sfinimento.
Il caposquadra gli chiese: «Quando è stata l’ultima volta che hai affilato la tua ascia?».
E l’uomo rispose «Affilare? Non ho avuto il tempo di affilarla: ero troppo occupato ad abbattere alberi» e finalmente andò ad affilare l’ascia.
 

LA COLLABORAZIONE

In un piccolo villaggio un cieco ed uno storpio mendicavano in concorrenza tra loro ed il reciproco astio cresceva.
Una notte scoppiò un terribile incendio.
Aiuto, gridava il cieco, non so da che parte fuggire
Aiuto, gridava lo storpio, so da che parte fuggire ma le gambe non mi reggono.
Come finirà la storia?
Bruceranno nell'incendio o useranno gli occhi dell'uno e le gambe dell'altro per salvarsi entrambi?

LA NECESSITA' DI SCEGLIERE

In un piccolo villaggio venne una grande inondazione, e gli abitanti fuggirono. con la sola eccezione del santone, convinto che, per la sua fede, sarebbe stato salvato dalle acque.
Per 3 volte gli abitanti tornarono con una canoa per trarlo in salvo e per tre volte lui rifiutò, forte di tale convinzione.

Come finirà la storia ? Sarà salvato come spera o una volta nell'altro mondo,  lamentandosi del mancato salvataggio, udrà una voce "tre volte ti ho mandato la canoa e tre volte hai rifiutato di salirci: cosa volevi facessi di più?"

LA NECESSITA' DI SCEGLIERE

In un piccolo villaggio venne una grande inondazione, e gli abitanti fuggirono. con la sola eccezione del santone, convinto che, per la sua fede, sarebbe stato salvato dalle acque.
Per 3 volte gli abitanti tornarono con una canoa per trarlo in salvo e per tre volte lui rifiutò, forte di tale convinzione.

Come finirà la storia ? Sarà salvato come spera o una volta nell'altro mondo,  lamentandosi del mancato salvataggio, udrà una voce "tre volte ti ho mandato la canoa e tre volte hai rifiutato di salirci: cosa volevi facessi di più?"

L'AIUTO RECIPROCO

Quando il saggio del villaggio, arrivato in Paradiso, essendosi sempre dedicato in vita alla conoscenza, chiese di poter dare un'occhiata anche all' inferno, essendo sempre stato un uomo buono e giusto fu subito accontentato.

Rimase enormemente stupito nel vedere che, esattamente come in Paradiso, vi erano tavole imbandite con ogni ben di Dio (termine, direte Voi, più appropriato al Paradiso; il fatto è che proprio non c'era nulla di diverso, neppure quelle strane forchette particolarmente lunghe.....)

L'apparente incongruenza si risolse all'ora di pranzo, suscitando l'ilarità del saggio: i dannati cercavano di accaparrarsi prima degli altri i bocconi più prelibati e le porzioni più abbondanti, ma poichè le forchette erano troppo lunghe era assolutamente impossibile portare il cibo alla bocca ! In paradiso invece ognuno desiderava la felicità dell'altro ed in perfetta armonia ciascuno, approfittando della lunghezza delle forchette,  serviva alle persone più vicine tutto ciò che esse desideravano ed a nessuno mancava mai nulla.

L'ACQUEDOTTO

Un giovane del villaggio, stanco del rifiuto del capo di costruire un acquedotto che avrebbe risparmiato ad ogni famiglia l'ora per andare al fiume e l'ora per tornare, gli propose: "Ci penserò io! In cambio metà del tempo risparmiato da ciascuna famiglia sarà per sempre destinato al mio servizio"

Il capovillaggio acconsentì, più cha altro per toglierselo di torno: come mai avrebbe potuto una sola persona realizzare un opera così imponente?

Il giovane convocò gli amici più in gamba e propose loro di spartirsi il premio se avessero condiviso il progetto.

Lo stesso fecero questi con altri loro amici: chi si unì a loro e chi no, chi prima e chi dopo, chi per più ore al giorno e chi per meno.

Alla fine venne il giorno in cui l'acquedotto fu completato ed il giovane, i suoi amici e coloro che si erano uniti a loro (ciascuno secondo i propri meriti) ebbero la ricompensa stabilita e la gioia di avere contribuito ad una vita migliore nel proprio villaggio.

I PUNTI DI VISTA

Le ultime volontà dell'allevatore di cammelli furono che metà dei suoi animali andassero al primogenito, un terzo al secondo e un nono al più piccolo.

L'eredità consisteva in 17 cammelli.

Al primo ne spettava la metà (17/2): 8 e mezzo

Al secondo un terzo (17/3): più di 5 ma meno di 6

Al più piccolo un nono (17/9): più di uno ma meno di due  

Si recarono quindi dal saggio del villaggio che sorrise dicendo: "siete fortunati oggi lavorerò il mio campo, così Vi presterò il mio cammello che vi aiuterà a fare i conti"

In questo modo i cammelli diventarono 18:

Al primo ne spettava la metà (18/2) = 9

Al secondo un terzo (18/3) = 6

Al più piccolo un nono (18/9) = 2

9 li prese il primo, 6 il secondo, 2 il terzo (9+6+2=17) e rimase quello del saggio che fu prontamente restituito con gran profusione di ringraziamenti.

IL CREDO

La tempesta di sabbia li aveva separati dal grosso della tribù ed ora erano dispersi nel deserto. Non rimaneva loro che proteggersi per quanto possibile dal sole, organizzare i turni di vedetta ed attendere che li ritrovassero.

L'uomo più autorevole prese in custodia l'unico barilotto d'acqua, incaricandosi della distribuzione: "deciderò io a chi e quando concedere da bere: non possiamo sapere quando dovremo aspettare".

La certezza del primo giorno divenne speranza nel secondo, una remota possibiltà nel terzo e quando furono ritrovati allo stremo delle forze il quarto giorno ci fu chi pensò addirittura al miracolo.

In tutto questo tempo il custode del barilotto non concesse neppure una goccia d'acqua; nè alla donna che la chiedeva per il figlioletto, nè all'amico che gli ricordava che così facendo infrangeva le regole del villaggio, nè all'uomo che tentò di impossessarsene con la forza.

Passato il momento di sollievo per la salvezza i sopravvissuti chiesero conto all'uomo autorevole per lo atroci sofferenze che li aveva costretti a patire, chiedendone animosamente una condanna esemplare.

"Che puoi dire a tua discolpa?" gli chiese il capovillaggio. Lui non disse nulla: si limitò a capovolgere il barilotto dal quale non uscì una sola goccia d'acqua.

Se i dispersi me fossero stati a conoscenza si sarebbero abbandonati alla disperazione e non ce l'avrebbero fatta::sapere che avrebbero potuto bere aveva dato loro la forza di resistere !

IL CREDO NELLE PERSONE

La giovane più bella del villaggio (e l'armonia interiore non era da meno) aveva tre pretendenti tra cui non sapeva decidere: il primogenito della famiglia più ricca, il giovane indiscutibilmente più bello e più forte, un artista che non l'avrebbe mai annoiata con le sue meravigliose creazioni a lei dedicate.

Si consultò con l'anziana, che le cantò una ninna nanna e la fece addormentare. La giovane si risvegliò con il volto deturpato, postumi indelebili di una brutta malattia. L'anziana la tranquillizzo: "Non ti spaventare di ciò che vedi e torna da me la prossima luna"

I tre pretendenti (con più o meno tatto) rinunciarono ai loro propositi. Si presentò da lei un giovane così profondamente innamorato da andare serenamente oltre all'effimera perfezione del viso. Sino ad allora non aveva osato dichiararsi non avendo altro da offrire che il suo amore e la sua buona volontà.

Inutile dire che con la nuova luna l'anziana restituì il suo bel volto alla ragazza (i "postumi indelebili" erano un abile trucco) ed i due vissero per sempre felici e contenti.

ASPETTARE IL MOMENTO GIUSTO

Un giovane del villaggio desiderava rendersi conto se il richiamo che sentiva per una vita contemplativa fosse davvero profondo.

Si recò quindi al colle dell'eremita e cercò di imitare il suo stile di vita.

Sul finire del terzo giorno, tutti trascorsi in assoluto silenzio, desideroso di sapere se sarebbe stato  accolto come discepolo e di indicazioni su come avrebbe potuto sperimentare la solidità dei suoi propositi, sussurrò con sommo rispetto " Venerabile Maestro....."

Ma quello non lo lasciò neppure finire: " Se sei venuto per fare conversazione puoi anche andartene!"

IL VALORE DELLE PROPRIE AZIONI - LA NOBILTA' DELL'OBIETTIVO

Il capo decise di costruire un edificio in pietra, nessuno, al villaggio  ne aveva mai visto prima uno simile.

Iniziarono quindi a sagomare le pietre necessarie per la costruzione: 

il Capo villaggio dispose che gli uomini validi se ne  occupassero a turno, ci fu chi cambiò mestiere e divenne spaccapietre, addirittura uno straniero arrivò apposta da molto lontano.

Una sera il Capo villaggio si fermò a vedere le pietre appena lavorate:

Alcune, squadrate grossolanamente, adatte solo per un punto nascosto della costruzione, erano state fatte dall'uomo cui era toccato il turno appena concluso.

Altre ben squadrate, regolari, solide, utilizzabili anche per i pilastri, erano il frutto del sudore di un buon uomo che col suo lavoro di spaccapietre era orgoglioso di provvedere alla sua famiglia.

Altre ancora, realizzate con infinita cura e pazienza tanto che si poteva già immaginare la magnificenza della facciata, erano state realizzate dallo straniero che ancora si attardava a lisciarne la faccia a vista.

“Che fai ancora qui?" chiese il Capo villaggio all'uomo che stava completando la serie più bella "Sto realizzando il più bell'edificio mai visto, un monumento alla volontà ed al lavoro che eleverà il pensiero di tutti coloro che lo vedranno”

L'IMPORTANZA DEL "+1"

I pochi matti del villaggio vivevano in una capanna recintata da ben 10 muri, affinchè non potessero andare in giro a far danni 

Un giorno due di loro decisero di scappare, e iniziarono a scavalcare i muri.

Arrivati al nono, quello più matto dell'altro rinunciò: "basta, sono stanco, torniamo indietro!"

CONOSCENZA INTELLETTUALE E CONOSCENZA ESPERIENZIALE

Al capovillaggio piaceva intrattenersi nelle calde sere d'estate col  vecchio missionario, che ne aveva viste e passate di tutti i colori, motivo per cui in un angolo del suo cuore si era creato un arcobaleno che irradiava permanentemente un messaggio di pace.

Quella sera si trovarono a parlare di una straordinaria novità (rispetto a quanto sino ad allora risaputo nel villaggio) insegnata da poco ai  bimbi della scuola missionaria: la terra gira intorno al sole.

"Sapresti dimostrarlo?" si sentì chiedere il missionario cui in effetti pareva che chissà quanto tempo prima potesse anche aver studiato qualcosa in proposito ma ormai non lo ricordava più.

Siccome era tardi, era caldo, e la soluzione della questione non avrebbe spostato di un milionesimo di millimetro la realtà quotidiana del villaggio rinunciarono a discuterne e convennero di essere egualmente ignoranti: dare per scontato che ciò che gli era stato insegnato fosse giusto non era affatto un "sapere".

Tornando alla propria capanna ad entrambi venne spontaneo riflettere su quante cose diamo per scontate, e quante invece costituiscono la nostra vera conoscenza.

E Tu, "sapresti dimostrarlo" ? Vieni e confrontiamoci: entrambi accresceremo il nostro sapere

AZIONE E RISULTATO

L'agricoltore che aveva il campo più lontano dal villaggio, forse per ingannare il tempo, durante il tragitto capanna-lavoro prese l'abitudine di parlare col cammello il quale abituato a ben altri carichi portò pazienza ascoltandolo senza patirne (almeno per quanto possibile dedurre dal suo sguardo sempre mansueto).

Al villaggio ci fu chi propose di metterlo nella capanna dei matti, idea subito accantonata in quanto quello strano comportamento non faceva certo male a nessuno. La moglie confidò alle amiche la propria gelosia: "si confida più col cammello che con me!". Quelli che avevano il campo lungo la strada e qualche curioso iniziarono addirittura ad appostarsi con fare indifferente tentando di capire che mai avesse di così importante da dire (tra questi anche chi mai si era dato pena di ascoltare con la dovuta attenzione l'agricoltore neppure quando aveva avuto motivo di parlar proprio con loro). Egli beneficiò di questa abitudine divenendo più pronto e disinvolto nel parlare.

Ogni cosa nuova provoca reazioni nuove: cambiando l'azione cambieremo il risultato

AGIRE SU CIO' CHE DIPENDE DA NOI

Un bimbo chiese al nonno dell' amore di Dio e dei mali del mondo.

Era una domanda davvero difficile ed il nonno gli promise la risposta per la sera, attorno al fuoco.

Il nonno disse al nipote: "Pensa a tutte le cose belle che hai conosciuto fino ad oggi, rifletti pure con calma, non lasciartene sfuggire alcuna"

Se c'è una virtù di cui i vecchi sono testimoni è proprio la pazienza. La pazienza del nonno quella sera fu messa a dura prova perché il bimbo prese la cosa molto sul serio e per fare l'elenco ci mise ne' più ne’ meno il tempo che ci voleva: "Nonno, sono pronto!"

“Bene!" disse il nonno sollevato "pensi che un solo uomo possa portare tutte queste cose, per quanto grande sia il suo zaino?”

Il bimbo rise di gusto "Certo che no! Non so neppure se basterebbero tutti gli uomini della tribù!"

“E' proprio ciò che constatò anche il nostro Buon Dio" concluse il nonno  "motivo per cui ha diviso le cose belle e buone in ciascuno di noi: se impareremo ad essere armonici, uniti, solidali, e sapremo esprimere ed accogliere queste cose vivremo liberi e felici. Quando non ne saremo capaci si verificheranno le cose che tu chiami <male nel mondo>”

FARE LE COSE CON PASSIONE

Il figlio dell'abitante del villaggio cominciava a farsi grande ed il padre si chiese: che ne farò di Lui?. Gli ordinò di mettersi gratuitamente a disposizione, per un periodo, di coloro che avevano i ruoli più importanti, in modo che potesse maturare una propria decisione. Per il giovane fu un periodo davvero interessante:

- Visse con un medico che anche solo esaminando le calzature dei pazienti ne deduceva la postura e, da essa, le possibili patologie

- Rimase stupito di fronte alla lungimiranza di un artista che accettava che talune opere rimanessero incomprese, fidando che la verità in esse contenute sarebbero state riconosciute ed apprezzate dalle generazioni future

- Comprese la tristezza dell'uomo illuminato che non poteva trasmettere la propria conoscenza a chi era in tutt'altre faccende affaccendato

- Ammirò l'abilità di un commerciante che assai sapeva delle molte merci che trattava ed ancor più conosceva sull'animo umano e sulle motivazioni delle persone con cui trattava

Tornato dal Padre lo ringraziò di avergli imposto tali compiti e gli disse "Ho imparato molto da queste esperienze: ancora non ho deciso cosa farò della mia vita, qualsiasi cosa sia non accetterò di farlo se non con passione!" 

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